• 27 dic

    2021

  • Redazione

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La Crescita Italiana: come trasformare questo momento in una opportunità di lungo periodo, soprattutto per i giovani

A cura di Christian Dominici

 

In questa fase dell’anno particolarmente complessa per via della forte ripresa dei contagi, urge una serie di considerazioni sulla crescita del nostro Paese e sul modello che vogliamo costruire per le generazioni future.

 

I dati attuali

I dati Istat relativi al terzo trimestre 2021 sono molto favorevoli per il nostro Paese. Il prodotto interno lordo ha avuto una crescita congiunturale del 2,6% e una crescita tendenziale ancora maggiore, del 3,9%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con un incremento del 2,2% dei consumi finali nazionali e dell’1,6% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, del 2,1% e del 3,4%. Secondo l’Istat, quindi, la stima completa dei conti economici trimestrali conferma una ripresa congiunturale sostenuta dell’economia italiana nel terzo trimestre in misura del 2,6%, i principali driver sono i consumi privati e la spesa per investimenti. La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una forte crescita congiunturale, in misura del 4,9%. L’espansione degli investimenti, è stata invece determinata soprattutto dalla spesa per impianti e macchinari cresciuti del 4,5%. Di seguito un riepilogo dei principali dati Istat trimestrali.
Anche Cerved ha fatto un’analisi dei principali settori economici italiani di cui si prevedono i maggiori tassi di crescita nel 2022. I risultati sono in molti casi eclatanti di possibile crescita del fatturato nel 2022:
- impianti fotovoltaici ed altre fonti rinnovabili previsto +45,4%;
- industria ferroviaria previsto +25,4%;
- costruzione di infrastrutture previsto +20,4%;
- tecnologie per le telecomunicazioni previsto +17,9%;
- cantieristica previsto +15,4%;
- impianti per l’edilizia previsto +8,4%;
- commercio on line previsto +6,4%.
Sebbene i risultati di alcuni di questi settori (ad esempio fonti rinnovabili e settore ferroviario) siano prevedibili e fortemente legati ai massicci investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), esiste comunque nella crescita dell’Italia un dato nuovo: non crescono tanto i settori tradizionalmente italiani come ad esempio il food – che negli ultimi anni è stato uno dei settori preferiti dai fondi di private equity per l’alta marginalità ed anche per la facilità di comprendere un settore in cui abbiamo una grande storia ed un grande coinvolgimento emotivo anche dall’estero – ma crescono quelli in cui abbiamo una grande tradizione industriale, quasi dimenticata dai più, ad esempio le infrastrutture, la cantieristica, l’industria meccanica.
Settori spesso dimenticati dagli investitori, con marginalità singole magari meno elevate, ma con tassi di imitabilità da parte di competitor esteri molto bassi, e soprattutto settori in cui, al di là degli investimenti iniziali, è richiesta una grande tradizione manifatturiera che non si inventa da un giorno all’altro, ma che si costruisce con anni di formazione del personale e delle risorse. L’industria meccanica del nostro Paese è quindi un patrimonio da preservare e che gli altri Paesi del mondo fanno grande fatica ad imitarci.
Mi vengono spontanee a questo punto alcune ulteriori considerazioni.
Chiunque di noi abbia fatto recentemente un viaggio nei Paesi asiatici si è sicuramente accorto che il nostro Pianeta è in pericolo, dico di più, anche se non fa piacere, probabilmente la linea di non ritorno che condurrà a rendere particolarmente difficile se non impossibile per l’uomo la sopravvivenza sul Pianeta Terra è già stata superata diversi anni fa.
Parlo dei Paesi asiatici perché ci sono stato alcune volte e perché sono loro i principali fornitori di beni per tutti i Paesi del Mondo, ed è quindi naturale che lì si concentri in questo momento storico l’inquinamento di tutto il pianeta Terra con giornate che passano al buio per il troppo inquinamento dei cieli.
Detto questo è comunque indispensabile agire a tutela del Pianeta Terra, sapendo però che la transizione Green che tutti noi sogniamo ed auspichiamo potrebbe non essere indolore soprattutto per i ceti medi e bassi.
Proprio in questi periodi ci siamo accorti che le energie rinnovabili possono fornire solo una parte dell’energia di cui abbiamo bisogno e che nel contempo l’Europa e soprattutto l’Italia continuano ad essere fortemente dipendenti per le forniture di gas da Paesi stranieri con un costo crescente in maniera spropositata che sta mettendo a dura prova non solo la crescita della nostra economia, ma la sopravvivenza stessa delle imprese, energivore e non, del nostro Paese.
Pensare che nel breve periodo ci possa salvare il minieolico o i pannelli solari sul tetto delle villette, è a dir poco illusorio…
Penso inoltre ad un altro argomento che tiene banco in tutto il mondo alla cosiddetta “svolta Green” ossia la mobilità elettrica. Io personalmente, ma sono felice se sbaglio, non penso che il problema si risolverà con i monopattini elettrici (vero fenomeno di pura moda: molto pericolosi sia per chi li conduce, sia soprattutto per i pedoni e per i bambini sui marciapiedi – visto che chi sfreccia in monopattino lo fa sempre ovviamente sui marciapiedi), e neppure con la mobilità elettrica delle auto.
La mobilità elettrica automobilistica: siamo veramente sicuri che auto elettriche con scarsa autonomia, una bellissima e pesante batteria al litio che non sappiamo come smaltire e peraltro pericolosa perché di grande infiammabilità, con quattro colonnine di ricarica montate qui e là, sia il futuro della mobilità?
Io sinceramente non lo penso, per la mobilità sostenibile ed ecologica di medio lungo raggio, manca ancora sicuramente un ulteriore passaggio tecnologico (idrogeno?).
Detto questo, ha senso sacrificare gran parte dell’industria meccanica del nostro Paese, e soprattutto le eccellenze della nostra Motor Valley per adeguarci ad un modello di auto che non solo non riguarda la nostra storia, ma che soprattutto rischia di farci perdere aziende, dipendenti e di omologarci ad un prodotto mondiale elettrico (Tesla, auto cinesi…) che non appartiene alla nostra storia? A prescindere dal fatto che il rombo e la cultura motoristica di una qualsiasi auto della Motor Valley, a mio avviso, costituisce patrimonio da salvaguardare per tutti, e che dobbiamo avere la forza di dire che alcune scelte non fanno parte della nostra cultura, e quindi auto elettriche senza cuore e con un grande schermo I-pad sul cruscotto solo apparentemente tecnologico, non solo fanno perdere qualcosa al nostro essere italiani, ma ci faranno anche perdere la nostra storia nel mondo della meccanica e dei motori, a favore di una industria straniera che con un prodotto già ormai tecnologicamente obsoleto (auto elettrica) ci farà perdere migliaia di posti di lavoro.
A volte occorre il coraggio di dire no alle mode! Anche e soprattutto se sono false mode Green!
Occorre dire no anche a tutto il resto del falso Green: minieolico, fotovoltaico sulle villette, impianti di energie rinnovabili sparsi sul territorio e di scarsa potenza singola, senza parlare poi dei prodotti finanziari che stanno tutti scimmiottando i principi ESG al solo fine di acquisire appeal e sgravi fiscali.

Un caso a parte: l’ecobonus ed i bonus ristrutturazioni sugli immobili

Anche in questo settore, la Comunità Europea sta spingendo verso una forte omologazione tra i Paesi, addirittura con proposte di legge dei giorni scorsi in cui si ventilava la possibilità di rendere definitivamente non vendibili e non locabili immobili a bassa categoria energetica. Anche in questo caso è obbligatorio dire NO. Non è con l’omologazione di Paesi troppo diversi tra loro che si crea vera crescita economica della Comunità Europea. Ciò nonostante il nostro Paese, ce lo richiede soprattutto l’industria interna del settore edilizio, deve approfittare di questa occasione per una forte rigenerazione dei nostri centri urbani e di adeguamento energetico di tutte le nostre unità abitative.
La lotta alla crescita dei prezzi dell’energia si fa creando energia a basso prezzo per il nostro Paese, ma anche e soprattutto risparmiando energia negli edifici in cui lavoriamo e viviamo ogni giorno. Da questo punto di vista la politica italiana ed il PNRR stanno facendo veramente passi da gigante.
Ad un anno e mezzo dalla pubblicazione del discusso decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Decreto Rilancio) i dati sembrano confermare l’efficacia delle misure volte da un lato a dare una scossa forte alla parte offerta del settore edilizio, dall’altro a dare a tutti i cittadini la possibilità di migliorare l’efficienza energetica delle loro abitazioni. Da quanto risulta dai conti economici trimestrali elaborati dall’Istat, tutti i dati relativi al settore hanno registrato un trend positivo: l’investimento fisso lordo sulle abitazioni ha registrato una crescita sia rispetto allo scorso trimestre, sia al terzo trimestre dello scorso anno rispettivamente equivalente al 0,4% e al 9,5%. Il ramo delle costruzioni ha avuto un incremento significativo, registrando un aumento congiunturale dello 0,6% e tendenziale leggermente maggiore all’8%.
Il settore dell’edilizia si conferma essere trainante per la nostra economia. Dopo più di dieci anni di fermo, finalmente andiamo incontro ad una rinascita, ponendo ottime fondamenta per accogliere e sfruttare i fondi previsti dal PNRR.
I superbonus edilizi devono sicuramente diventare strutturali per favorire la rigenerazione e riqualificazione degli edifici che costituiscono comunque la ricchezza principale privata delle famiglie italiane. Per un problema di equità sociale e per il contenimento degli abusi e delle frodi sul prodotto ecobonus, è però necessario che il prodotto comprenda una compartecipazione alle spese da parte dei proprietari / condomini, anche per responsabilizzare tutti sulla correttezza dei costi sostenuti, ed evitare le troppe frodi sul prodotto che potrebbero indurre in errore il nostro legislatore – il prodotto deve diventare strutturale, a favore di tutte le famiglie, con una compartecipazione ai costi e a prova di abusi.

La Crescita Economica e le minacce alla crescita

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione sta facendo tanto per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini. Ho più volte ripetuto che, a mio avviso, soprattutto per la grande vischiosità burocratica italiana, l’obiettivo di concludere l’intero programma del PNRR entro il vicino 2026, sia forse un po’ troppo ambizioso. È ancora necessario che ci siano spinte e sostegni all’economia per diversi anni ed il nostro Paese deve avere finalmente la forza di semplificare l’immensa mole normativa che affatica imprese, PA e giustizia.
Bisogna avere la forza di abbattere l’immensa mole normativa che abbiamo costruito anche se questo sforzo dovesse comportare una riduzione del gettito fiscale. Continuare a generare norme per piccoli benefici di gettito fiscale immediato, come è stato fatto in tutti gli anni di boom economico dal 1960 ad oggi, avrà un solo e sicuro effetto nel medio e lungo periodo: nessun gettito fiscale perché la maggior parte delle imprese chiuderanno.
Anche in questo caso bisogna avere il coraggio di sbagliare, di fare tagli magari non correttissimi, ma di tagliare la maggior parte delle norme che affliggono il nostro sistema economico.

La Crescita Economica ed il Futuro dei Giovani del nostro Paese

Esiste ancora un dato quasi drammatico di cui non si può tacere, che è quello della disoccupazione giovanile.
L’alta qualità della vita in Italia per tutti, ed il costante supporto economico del sistema delle famiglie hanno fino ad ora mitigato questa vera e propria emergenza sociale. La crescita del PIL non significa nulla se non rendiamo il nostro un Paese realmente interessante per i giovani, ed in questo campo di lavoro da fare ne abbiamo veramente tantissimo:
- supporto alle famiglie per la nascita dei figli;
- sostegno all’imprenditoria giovanile;
- apertura delle professioni;
- maggiori investimenti sul sistema scolastico e sulle Università;
- passaggio epocale e che richiederà lunghissimi anni dalla logica della famiglia alla logica del merito;
- ed inoltre, aspetto di cui si parla sempre poco perché vogliamo tutti preservare il valore delle nostre proprietà immobiliari a scapito della vera crescita del nostro Paese, argomento che mi sta particolarmente a cuore e che vedo di grande importanza anche per tutti i giovani che lavorano con me, rendere la vita nelle grandi città meno costosa per i giovani: chi lavora a Milano ha il diritto di vivere dignitosamente a Milano senza fare ogni mattina ed ogni sera ore di auto o mezzi pubblici;
- ognuno ha diritto di vivere nella città in cui lavora, perché è proprio nella città in cui lavora che si generano, con i contatti e con le relazioni nuove idee di business, nuove commistioni e nuove iniziative produttive;
- le città non devono essere uno sfoggio di grattacieli per super-ricchi (che tanto lì non ci abitano neppure ma ci fanno solo i selfie…), ma devono essere luoghi di lavoro e di incontro per tutti.

Siamo un popolo di Grandi Inventori, Innovatori e di Grandi Lavoratori, di lavoro da fare per il bene ed il futuro del nostro Paese ne abbiamo veramente tanto!

 

La Crescita Italiana: come trasformare questo momento in una opportunità di lungo periodo, soprattutto per i giovani